Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, parla ad AdnKronos Salute di 30mila morti per malattie trascurate. “C’è un dato molto preoccupante: secondo l’Istat, l’Italia nel 2020 ha avuto circa 30mila morti in più rispetto a quelli attribuiti a Covid e a quelli attesi per le altre patologie”.
Il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, ad Adnkronos Salute traccia un quadro di quelli che sono i pazienti che più hanno risentito dell’ondata di Covid-19 che ha travolto gli ospedali. “Questo dato ci preoccupa, perché può essere la conseguenza finale anche delle cosiddette malattie trascurate causa pandemia”.
“In cima naturalmente ci sono i tumori. Dati diffusi dall’associazione Salutequità mostrano come per esempio gli screening oncologici siano letteralmente crollati”. Ma c’è di più: “Tanti colleghi oncologi – segnala Anelli – mi dicono che al primo accesso dei pazienti vedono quadri di stadiazione dei tumori più avanzati, che non si vedevano da tanto tempo perché eravamo riusciti a fare diagnosi molto precoce. In prima diagnosi non succedeva quasi più di vedere malattie così avanzate”.
“C’è poi il capitolo delle patologie cardiovascolari, in maniera particolare degli infarti”, fa notare Anelli. Una delle prime ’emergenze nell’emergenza’ emersa subito già in occasione della prima ondata Covid. C’è stato un aumento e “anche su questo i colleghi cardiologi ci dicono che i quadri che si vedono oggi in pronto soccorso sono di infarti in fase acuta. Le persone arrivano con un certo ritardo” e questo ha conseguenze gravi in una patologia tempo-dipendente. “Ogni minuto perso equivale a una parte importante di tessuto cardiaco che muore. E questo, laddove non ha conseguenze mortali – ammonisce il presidente Fnomceo – ha effetti a lungo termine abbastanza drammatici per il recupero della persona.
C’è poi una terza famiglia di malattie che subisce particolarmente l’impatto della pandemia. “E’ un effetto più atteso – spiega il numero uno degli Ordini medici – l’aumento delle patologie psichiatriche che si verifica in ogni crisi di questo genere. Si parla di depressioni minori e maggiori” e altre forme di disagio mentale. “In tutte crisi di vario genere a livello mondiale queste tendono ad aumentare”.
“Ovviamente ci aspettiamo purtroppo per il futuro anche una riduzione dell’indice di sopravvivenza. Eravamo fra i Paesi più longevi al mondo anche se con disuguaglianze fra il centro e le ‘periferie’. Credo che” l’impatto involontario della pandemia su “queste patologie comprometterà un risultato brillante raggiunto. Con un risvolto negativo anche sulla qualità di vita, che sarà più compromessa per via delle conseguenze aggravate di alcune malattie e richiederà ulteriore impegno sul piano socio-assistenziale”.
“Chi avrà più risorse potrà superare con maggiore facilità i problemi legati alla malattia. Si pone un problema di qualità della vita e di disparità in maniera molto forte. Quando uno degli obiettivi che ci eravamo posti era invece migliorare nella terza età il benessere dei cittadini, riducendo il più possibile le conseguenze delle malattie. In questo caso, invece, queste conseguenze saranno aumentate, in un quadro in cui la stessa povertà diventa causa di malattia o peggioramento delle condizioni”.