Migranti Albania, ministro Nordio: “Questione di alta politica che non compete ai magistrati”
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“La reazione della politica non è stata contro la magistratura, ma contro il merito di questa sentenza che non condividiamo e riteniamo addirittura abnorme”, ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parlando con i cronisti a margine di un convegno in corso a Palermo. “Non può essere la magistratura – ha aggiunto – a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di altissima politica. Prenderemo dei provvedimenti legislativi”.

La motovedetta della Guardia Costiera con a bordo i dodici migranti del centro italiano di permanenza per il rimpatrio è ripartita dall’Albania ed è in viaggio verso Bari. Venerdì la sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il loro trattenimento all’interno del centro di Gjader. Approderanno in Puglia e, sebbene la loro richiesta di asilo sia stata già respinta, avranno 14 giorni di tempo per poter fare ricorso.

Le parole della premier Giorgia Meloni nel corso di un punto stampa ieri a Beirut al termine della missione in Giordania e Libano.

“Per quello che riguarda la non convalida, posso dire che è molto difficile lavorare e cercare di dare risposte a questa nazione quando si ha anche l’opposizione di una parte di quelle istituzioni che dovrebbero aiutarti a rispondere ai problemi. Penso che la decisione dei giudici di Roma sia una decisione pregiudiziale, lo dimostra il fatto che alcuni di questi giudici avevano criticato l’accordo con l’Albania ancora prima di entrare nel merito, e temo che debba anche colpire il fatto che questa decisione dei giudici sia stata anticipata ieri da alcuni esponenti del Partito democratico”.

“La questione non è l’Albania, la questione è molto più ampia, perché in buona sostanza quello che i giudici dicono è che non esistono Paesi sicuri. Quindi comunico ufficialmente che il problema non c’è in Albania, il problema è che nessuno potrà essere mai più rimpatriato: il problema è che tu non puoi respingere la gente, il problema è che tu non puoi fare nessuna politica di difesa dei tuoi confini”.

“Spero, quindi, che mi si dica anche poi come si risolve la questione, come si gestisce l’ordine pubblico, chi pagherà per i miliardi di accoglienza che ci dovremo caricare. Spero che mi si trovino anche delle soluzioni, perché io sono quella che poi deve trovarle e infatti troverò una soluzione anche a questo problema. Perderemo ancora del tempo, ma ho già convocato il Consiglio dei ministri per lunedì anche per risolvere questo problema, perché intendo andare avanti: gli italiani mi hanno chiesto di fermare l’immigrazione illegale, e io farò del mio meglio per limitare l’immigrazione illegale di massa”.

Infatti nell’annunciato Consiglio dei ministri di lunedì 21 ottobre Giorgia Meloni ha annunciato nuove norme (puntando, tra l’altro, a velocizzare l’esame delle domande di asilo e, forse a rivedere i meccanismi dei ricorsi). Le nuove regole dovranno ribadire – in punta di diritto – che spetta al governo, non ai giudici, indicare quali siano i Paesi sicuri. Altrimenti, è il ragionamento che si fa in queste ore ai piani alti dell’esecutivo, nessuna azione di contrasto all’immigrazione illegale sarà più concretizzabile. In sostanza sarà impossibile attuare una “politica di difesa dei confini“. Una “forzatura”, una azione che travalica gli argini, che “scavalca ogni prerogativa da parte del governo e del Parlamento”, sono le analisi che rimbalzano tra gli esponenti dell’esecutivo in questo momento.

ph credit blogtv