Processo Open Arms, sentenza il 20 dicembre. Lega in piazza a difesa del leader
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La sentenza è prevista per il prossimo 20 dicembre. Lo ha annunciato ieri sui social il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture,  vicepremier Matteo Salvini, leader della Lega uscendo dall’aula bunker di Palermo.

“Paura? Zero. Ritengo di aver fatto il mio lavoro, facevo il ministro, ho difeso i confini, salvato vite, questo mi imputa la sinistra”, ha detto ieri il ministro Salvini in una diretta social da Palermo. “Questo è un processo politico portato avanti da una parte di magistratura di sinistra, e la grandissima Giulia Bongiorno smonterà pezzo per pezzo questa accusa assurda. I politici di sinistra, tutti, vorrebbero Salvini in galera. Sono preoccupato? No, sono orgoglioso di quello che ho fatto”.

Alla vigilia della nuova udienza di Palermo, il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini era volato a Bruxelles per il primo pre-vertice Ue dei Patrioti, terzo gruppo europarlamentare, con Viktor Orban, Marine Le Pen e gli altri leader sovranisti che, secondo quanto filtra, gli hanno confermato sostegno e vicinanza. Fra gli altri, l’olandese Geert Wilders e Viktor Orban hanno ribadito che al vicepremier italiano “spetterebbe una medaglia per quello che ha fatto”.

“L’Open Armas ha avuto innumerevoli possibilità di poter far sbarcare i migranti che aveva a bordo, ma ha opposto innumerevoli resistenze e e dall’1 al 14 agosto del 2019 ha scelto di bighellonare anziché andare nel suo Stato di bandiera, in Spagna”. E’ arringa difensiva dell’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Matteo Salvini, sotto processo a Palermo, ricordiamo, per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per non aver fatto sbarcare i migranti sulla nave Open Arms ad agosto 2019, sotto il governo giallo verde, quando allora era premier Giuseppe Conte e ministro dei Trasporti Danilo Toninelli.

“Il 10 agosto Open Arms sì rifiutò di far sbarcare a Malta i migranti. Depositerò una memoria per documentare che dal 15 al 20 agosto Open Arms aveva tantissime soluzioni e non solo quelle note e che c’era comunque sempre la porta lasciata aperta della guardia costiera. Ai migranti bastava infatti dichiarare di non adattarsi alla convivenza per scendere senza controlli, bastava solo dire ‘soffro di stress'”, spiega la Bongiorno ai cronisti che l’hanno intervistata.

“In due ore ben 9 persone vennero fatte scendere dalla Open Arms sostenendo di vivere condizioni di stress o di essere incompatibili con altri migranti, senza bisogno di attestare problemi di salute. E questo perchè la guardia costiera italiana aveva aperto un canale perché voleva aiutare i profughi e chiunque non si adattasse alla vita sulla nave, indipendentemente da problemi di salute”, prosegue ancora Giulia  Bongiorno, difensore di Matteo Salvini.

“Cioè se dicevi ‘non mi adatto alla vita a bordo’ potevi scendere. – spiega l’avvocatessa – Allora mi chiedo: che è sequestro di persona è se uno può sbarcare facendo semplicemente presente che non si adatta alla vita della nave O se dichiarando di avere problemi di insonnia e stress esce senza alcun controllo.” “Cioè se Open nota che basta fare queste dichiarazioni per far scendere 9 persone in due ore, perché non sbarca tutti? – si chiede l’avvocato – Perché non vivevano condizioni di disagio? E allora o stavano bene o Open poteva tranquillamente farli scendere il 16 agosto”. “A un certo punto – ribadisce – sarebbe bastato solo mandare una email coi moduli già compilati sulle condizioni a bordo per farli scendere. L’Italia si è messa in ginocchio. E tu sequestrato davanti al carceriere che ti chiede un’email che fai? Volti le spalle?”.

“Documenteremo inoltre quanto successe dal 18, quando Open ricevette l’ordine di andare in Spagna dalle autorità spagnole e rifiutò. Uno venne ritenuto troppo distante. Le si propone allora una scorta italiana e poi il porto di Palma di Maiorca e oppose un nuovo rifiuto”, dice ancora l’avvocato penalista Bongiorno.

“E allora una cosa sono i diritti, altro è la pretesa. – sottolinea l’avvocato – Esiste diritto allo sbarco ma non a scegliere dove come e quando fare sbarcare i migranti”.

Prima redistribuire i migranti con i Paesi europei, poi farli sbarcare, questa era la linea politica del governo e ogni azione ha seguito questa linea. Già nel caso Diciotti Conte scrisse all’Europa che prima si redistribuisce poi si fa sbarcare. L’indirizzo era questo”, osserva. “Con il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese i migranti rimasero sulla nave anche due settimane, lo ha confermato in aula l’attuale ministro Piantedosi. Persino con il governi Draghi e Meloni trascorsero fino a 16 giorni dal soccorso allo sbarco”.

Bongiorno spiega inoltre che l’allora presidente del Consiglio Conte non fu mai in disaccordo con Salvini. L’unico contrasto fu sui minori. “Non ho mai parlato di processo politico, ma è necessario capire i contesti politici. E allora la lettera che Conte scrive al Corriere della Sera nel 2019, in piena crisi di governo e col caso Open Arms aperto, non è un modo per mollare Salvini – evidenzia il legale -. Conte, infatti, esclude categoricamente che la sua volontà fosse di far sbarcare i migranti e distingue quel che vuole per i minori da quel che vuole per gli altri. E fa capire di non aver mai detto che i migranti potevano scendere”.

“Le esigenze di salute sono certamente primarie, ma qui si deve parlare anche dell’interesse dello Stato. Non è che la parola confini, per il cui uso Salvini è stato deriso, se l’è inventata lui. Esiste. L’accusa secondo me fa l’errore di fondo di considerare solo gli interessi dei migranti e di ritenere l’interesse pubblico estraneo al procedimento di accoglienza”, aggiunge Bongiorno.

“Per la difesa non c’era alcun “pericolo a bordo della Open Arms”, “perché l’equipaggio e i migranti erano in condizioni di essere ridossati e avevano inoltre piena e continua assistenza sanitaria. Sulla nave c’era un via vai di medici e psicologi e ai migranti fu perfino consentito di andare a fare compere. E comunque tutto ciò che riguarda le condizioni a bordo, sarebbe oggi di competenza di Salvini visto che è ministro dei Trasporti. Ma all’epoca Salvini era al Viminale e l’Interno non c’entrava nulla”. Bongiorno, che esclude che a bordo ci fossero problemi igienici o un’emergenza sanitaria, infine precisa che non si può sostenere che un posto sicuro, un place of safety, per essere tale debba avere requisiti ulteriori a quelli previsti dalle normative che sono la possibilità di offrire “cibo, riparo e cure mediche”.”E’ un pos temporaneo non servono altri requisiti altrimenti non si può definire temporaneo”, osserva.

Ieri parlamentari della Lega e alcuni ministri e sostenitori, sono scesi in piazza, civilmente, nel capoluogo siciliano per manifestare solidarietà al loro leader, per cui il pm ha chiesto sei anni di prigione.

ph credit the social post