Il Leone d’oro è stato vinto per il terzo anno da una donna dopo Chloé Zhao di Nomadland e Audrey Diwan (che oggi da giurata non a caso l’ha premiata): Laura Poitras, la documentarista statunitense, che aveva vinto un Oscar nel 2015 per Citizenfour, ha incantato la giuria presieduta da Julianne Moore con ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED. “Questo film – ha detto Poitras – racconta la lotta della fotografa statunitense Nan Goldin contro la famiglia Sackler, proprietaria della società farmaceutica Purdue Pharma, ritenuta responsabile dell’epidemia di oppioidi negli Stati Uniti. Non ho conosciuto nessuno con il suo coraggio eccezionale. Dedico il premio a lei che mi ha ispirato e ai giornalisti e cineasti come Panahi che rischiano con il loro lavoro”. Il film Leone d’oro 2022 uscirà anche in Italia, distribuito da I Wonder Pictures.
Il momento più intenso della serata è stato quando sul palco, per ritirare il Premio Speciale della giuria a GLI ORSI NON ESISTONO di Panahi (dal 6 ottobre in sala con Academy Two) sono saliti due attori, emozionati e commossi. “Siamo onorati di accettare per lui questo premio e invitiamo tutti ad alzarsi al potere del cinema in onore di Panahi”, ha detto Mina Kavani. A conquistare la giuria di Moore con ben due premi: Saint Omer di Alice Diop, il racconto anche autobiografico di una scrittrice che segue il processo di una immigrata senegalese accusata di aver ucciso la figlia, affidando la sua bambina al mare. In sala a novembre con Minerva Film porta in scena un ritratto ambiguo della maternità ma anche un affresco diverso e non stereotipato delle donne immigrate in Francia. “Questo film è femmina. Il silenzio sulle donne nere non ci protegge e questa sera qui si è interrotto”, ha detto Diop, francese di origine senegalese come la Medea del suo film.
Il momento più divertente è stato invece il collegamento con Colin Farrell a Los Angeles, l’attore irlandese che ha vinto la Coppa Volpi ha fatto uno zoom dalla cucina della sua publicist. L’altra Coppa Volpi è stata Cate Blanchett, la sua seconda (aveva vinto nel 2007 con Io non sono qui di Todd Haynes). “Questa coppa la vorrei riempire di vino rosso – ha detto, dedicando il premio per Tar di Todd Field alla coprotagonista Nina Hoss, alla figlia piccola che l’ha accompagnata nel ritorno al lido e “alla musica che è qualcosa di sempre meraviglioso”. Nel bottino italiano c’è anche Vera Gemma, migliore attrice ad Orizzonti per il film su di lei, Vera, di Tizza Covi e Rainer Frimmel, inevitabile la dedica “al mio meraviglioso papà Giuliano Gemma”.
Il Leone d’argento, il premio per la regia sono infine andati GUADAGNINO per BONES AND ALL, girato in America, con un cast tutto americano con Timothèe Chalamet e Taylor Russell (l’attrice ha vinto il premio Mastroianni per i nuovi talenti), è prodotto dallo stesso regista con la sua Frenesy Film e la statunitense Per Capita Productions con The Apartment di Lorenzo Mieli e molti altri e sarà in sala con Vision dal 23 novembre. “Grazie al direttore Barbera che protegge i cineasti, – ha detto Guadagnino salendo sul palco – lui mi ha scelto 20 anni fa con il mio primo lavoro. Fare film è sempre stata la mia vita dai primi in super 8. Bones and all celebra un matrimonio speciale tra Italia e America ed è testimonianza di un cinema che non conosce geografia, non conosce confini. Dedico questo premio a Mohammad Rasoulof e a Jafar Panahi, arrestati in Iran. Viva la sovversione, viva il cinema”.
La Mostra del cinema di Venezia ha compiuto 90 anni, “anche se ne dichiara 79”, ha scherzato il presidente della Biennale Roberto Cicutto dando appuntamento per l’edizione 80, il prossimo anno a partire dal 30 agosto 2023.
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