Un ragazzo si trovava a Firenze per trascorrere il capodanno con un gruppo di amici, così ha deciso di recarsi in un locale del centro storico per brindare l’arrivo della fine dell’anno nuovo.
Una volta entrato la scoperta, di poter partecipare al karaoke: “Entusiasta di questa proposta, pur non essendo un professionista ma un semplice appassionato, mi metto in fila – racconta il 26enne con un video sui social – e, giunto il mio turno, propongo una canzone napoletana piuttosto nota: il brano di Angelo Famao dal titolo “Tu si a fine do munno””.
Il suo intento era quello di far partecipare e intrattenere il folto pubblico in sala, che si presentava piuttosto eterogeneo con la presenza anche di americani e tedeschi. “Una volta salito sul palco del locale – continua il suo racconto – inserisco il titolo della canzone sul computer per far partire il karaoke. Ed ecco che l’addetto all’evento, avendo notato dal titolo che si trattava di una canzone in lingua napoletana, mi impedisce di continuare, avvertendomi che non si può cantare in napoletano”.
A quel punto Pasquale Abbatiello, di anni 26, originario di Benevento e dottorando in diritto amministrativo che racconta la vicissitudine personale in un locale fiorentino, ha chiesto immediatamente spiegazioni ma gli viene risposto che si tratta di una scelta del proprietario del locale: “Qui non si canta in napoletano, ma solo in italiano, francese, inglese e tedesco”. Quasi come se, in quel locale, proprio il napoletano fosse la lingua straniera. Infastidito dalla risposta, il ragazzo definisce la scelta palesemente discriminatoria e decide di lasciare il locale, seguito dal gruppo di amici che comprendono e condividono con lui la sua scelta.
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