Grande show di Cesare Cremonini, apre il tour prendendosi San Siro
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Sold out a San Siro per Cesare Cremonini che ha tenuto a battesimo (salvo la data zero di Lignano) il tour negli stadi. Un tour che ha dovuto attendere due anni a causa del lockdown per il Covid 19.

Cremonini dice: “Sono nato per suonare negli stadi”. In 56.000 per lo show.

Uno dei più meravigliosi dell’estate 2022.

Cremonini arriva sul palco con indosso un chiodo e i pantaloni metallizzati anticipato da una frase che rimbomba nel catino dello stadio Meazza di San Siro. Nessun riferimento alla guerra («le mie canzoni sono pacifismo puro e il mio pubblico lo sa») ma solo una citazione dalla canzone che intitola l’ultimo album: «Ho bisogno di qualcuno, che mi indichi la strada, la ragazza del futuro è una stella ubriaca». Parte così la data milanese del “Cremonini Stadi Tour 2022“ che celebra una vita in musica ma anche l’ultimo disco, un’ulteriore maturazione del cantautore bolognese. Il palco chiamato “The Gate”, è composto da due schermi laterali al boccascena, non molto profondo poiché subito dietro le spalle di Gary Novak alla batteria, Ballo al basso, Alessandro De Crescenzo e Andrea Morelli alle chitarre, Bruno Zucchetti tastiere e due coristi, appare appesa la cornice di un portone enorme (the gate, appunto). Qui si intravedono altre due quinte: uno schermo enorme e una murata altissima. Per dare l’idea della maestosità, il palco supera i 60 metri di larghezza (quello dei Rolling Stones arriva a 55), 22 di altezza, e una passerella lunga 20 con un ponte semovibile che porta Cesare fin sulla testa degli spettatori.

«Io sono un performer e non un cantante e Vasco nel ’98 aveva capito che i live nei grandi spazi danno modo al performer di venire fuori – dice Cesare incontrato nel pomeriggio – mi sono ispirato a lui e visto che a Imola per chiudere ci sarà il mio primo vero raduno, anche la scaletta (su 26 canzoni 4 dal nuovo disco e 5 mai fatte prima dal vivo) e lo show devono essere all’altezza per permettere la simbiosi col pubblico». “Padre Madre”, “Il comico”, “Stella di Broadway”, “Chimica”, “Colibrì”, “Qualcosa di grande” (quest’ultima in acustico) e “Buon viaggio”.

Completano così la prima parte di un concerto che si compone di momenti diversi: «ho messo in fila amore e perdita, morte e nascita, abisso e vetta, inferno e paradiso. In queste canzoni c’è tutto il mio io perduto e ritrovato». Cremonini mostra, senza inutili pudori, il dolore provato alla morte del padre e “Moonwalk”, in una versione inaspettata, muove le nostre lacrime. «Per fare la dedica a mio papà ci siamo solo io e Davide Rossi, violinista e artista unico che prima con i Goldfrap, i Verve e ora con i Coldplay ha costruito un concetto diverso di orchestralità. Insieme riusciamo a portare l’emozione, la mia, al limite». Seguono “Vieni a vedere perché”, “Mondo” con una sfera di otto metri di diametro che pende dal soffitto, “Logico” e “Grey Goose” che fa ballare il pubblico tutto… e poi… «Quello che faccio a metà scaletta non è un omaggio a Lucio Dalla, ci tengo a dirlo, ma un vero e proprio duetto, virtuale. Ho chiesto alla fondazione Dalla di darmi il permesso di estrarre dal master originale la voce di Lucio in “Stella di mare” (il nastro si trova in un bunker nascosto nella foresta nera in Germania) e grazie alle teche Rai abbiamo raccolto le pochissime apparizioni in tv di Lucio mentre la canta. Grazie alla sincronizzazione io inizio il pezzo da un lato del palco e a un certo punto nel “gate” appare Lucio che canta e spacca il cuore a metà. Un po’ come Paul McCartney che qualche settimana fa ha fatto la stessa cosa con Lennon. Durante le prove però mi sono detto: sta cosa è troppo forte, da lì in poi come vado avanti»?

ph crediti tristemondo.it