Secondo un recentissimo censimento, nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia da Covid-19, nel 2021 sono state 363.499 le organizzazioni no profit nello sport, nella cultura, nell’arte, nell’assistenza sociale, e protezione civile, istruzione e ricerca, ma ancora anche la sanità e la protezione dell’ambiente e degli animali che hanno agito per il bene comune.
“Una rete sottole, di cittadinanza attiva quotidiana che – ha detto Francesco Maria Chelli, consigliere Istat – tiene insieme la nostra società che dà sostegno ai più deboli, coltiva il benessere e la salute dei più piccoli, dei più anziani che cura e risana, che sa parlare con i giovani e ascoltare i loro bisogni che riversa ogni giorno, in ogni contesto energie preziose e insostituibili per contrastare il disagio ed alleviarlo. Il rapporto rende conto di una dimensione profondamente civile del Paese e di una vivacità critica e civica dei nostri concittadini che ci riempiono di orgoglio”.
Ma il rapporto in questione, evidenzia anche che esiste un calo rispetto agli ultimi dati disponibili a partire dall’anno 2015 (-15,7%).
I volontari italiani infatti, rappresentano “uno dei pilastri portanti del settore, svolgendo attività che incidono fortemente sullo sviluppo economico e sociale del paese, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e il benessere dei cittadini”.
Sia in termini di istituzioni che di volontari la presenza più rilevante si registra nelle aree del Nord Italia con il 29,3% di Inp con volontari e il 30,2% di volontari nel Nord-ovest, e il 25,0% di Inp con volontari e il 26,2% di volontari nel Nord-est. Anche rispetto al numero di volontari presenti rispetto alla popolazione residente (790 volontari per 10mila abitanti a livello nazionale), prevalgono nella distribuzione sul territorio le regioni settentrionali, insieme a quelle centrali con 1.165 volontari per 10mila abitanti nel Nord-est, 892 nel Centro e 887 nel Nord-ovest. Nel Sud e nelle Isole si rilevano rispettivamente 492 e 509 volontari per 10mila abitanti.