Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese dichiara che saranno
i titolari dei locali a dover provvedere all’osservanza delle
misure anti-Covid, anche se “non potranno chiedere la carta
d’identità ai clienti”. “Non si può pensare – spiega alla stampa – che
l’attività di controllo venga svolta dalle forze di polizia”.
E ancora, chiarisce che “Gli esercenti non devono fare i poliziotti”,
andare al ristorante con il Green Pass” è come andare al cinema
e mostrare il biglietto”.
Fonti del Viminale chiariscono che “Le forze di polizia sono pienamente impegnate per garantire il rispetto delle regole sull’utilizzo del Green pass. La attuazione dei controlli rappresenta un passaggio delicato in quanto ha l’obiettivo primario di tutelare la salute pubblica”.
di una diretta sul sito internet del quotidiano La Stampa, il ministro precisa che andare al ristorante con il green pass “è come andare al cinema e mostrare il biglietto”. E ribadisce che ristoratori ed esercenti “certo non sono tenuti a chiedere la carta d’identità e faremo una circolare come Viminale per spiegare che non sono tenuti a farlo. Nessuno pretende che gli esercenti chiedano i documenti, i ristoratori non devono fare i poliziotti”.
“Apprezziamo le parole del ministro Lamorgese sul fatto che non spetti ai gestori controllare i documenti, perché questo andrebbe oltre i loro doveri, ma è bene che si faccia chiarezza: se una persona esibisce un Green pass di un’altra persona e viene scoperto nei controlli a campione della polizia, un barista non può esserne responsabile e rischiare a sua volta una sanzione. Perciò bisogna intervenire sul quadro sanzionatorio: si modifichi la norma o almeno si diffonda una circolare ministeriale”. Così il direttore generale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) di Confcommercio, Roberto Calugi.
Proprio oggi, arriva l’allarme lanciato dai parchi di divertimento che denunciano un calo degli ingressi del 50%.
Gli investigatori del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni di Roma, Milano e Bari, con il coordinamento delle procure della Repubblica presso i tribunali di Roma, Milano e dei minorenni di Bari, stanno eseguendo perquisizioni e sequestri nei confronti degli amministratori di 32 canali Telegram responsabili della vendita di green pass falsi.
Gli utenti – spiega un comunicato – venivano attratti con messaggi come “Ciao, ti spiego brevemente come funziona: attraverso i dati che ci fornisci (nome e cognome, residenza, codice fiscale e data di nascita) una dottoressa nostra collaboratrice compila un certificato vaccinale e (quindi sì, risulti realmente vaccinato per lo Stato) e da lì il Green pass”.