“L’epatite C è un’infezione oggi guaribile. Abbiamo dei farmaci che permettono di eliminarla del tutto, somministrandoli per poche settimane e senza effetti collaterali – ha dichiarato la dottoressa Loreta Kondili, ricercatrice presso l’Istituto Superiore di Sanità -. Il problema è che molte persone che sono infette non sanno di esserlo – ha dichiarato ancora l’esperta. Si stima infatti, che ci siano quasi 280mila persone che non hanno alcun segno, ma che in passato sono state esposte a fattori di rischio, come l’utilizzo di droghe, le trasfusioni di sangue, tatuaggi, interventi chirurgici e trattamenti odontoiatrici quando queste procedure non erano fatte in sicurezza, e circa 100mila le persone con un danno severo del fegato da epatite C ancora non diagnosticato”.
L’Italia sarebbe l’unico Paese nel mondo a favorire lo screening, grazie ad un fondo creato ad hoc di 71,5 milioni di euro inizialmente dedicato alle popolazioni chiave, come utilizzatori di sostanze e detenuti in carcere, oltre alla fascia di popolazione tra i 30 e i 50 anni.
Secondo la dottoressa Kondili “uno screening efficiente per identificare l’infezione da epatite C sarà un vero traguardo che, però, non si deve fermare con il progetto sperimentale in atto. Per eliminare l’epatite C dal nostro Paese lo screening attivo deve proseguire tempestivamente anche per la popolazione oltre i 50 anni e per coloro che presentano fattori di rischio o che hanno un danno del fegato, la cui causa potrebbe essere l’epatite C, ancora non diagnosticata. L’invito alle istituzioni è quello di mettere in atto in modo efficiente lo screening per l’epatite C ampliando le popolazioni che possono usufruirne gratuitamente per raggiungere gli obiettivi dell’Oms, che punta ad eliminare l’epatite C come minaccia della salute pubblica entro il 2030”.
“Il Covid ha ritardato la terapia, la cura e anche i target di eliminazione dell’epatite C – ha concluso la ricercatrice e rappresentante dell’Iss -. Una stima da noi effettuata, indica che ci saranno a 5 anni oltre 500 morti Hcv correlati solo per sei mesi di ritardo della cura e dello screening, ora siamo ben oltre! Il messaggio è quello di non fermarsi, di riprendere il ritmo di screening e di terapia perché l’epatite C è una malattia spesso silente ma abbiamo gli strumenti per sconfiggerla”.