Migranti, il Consiglio dei ministri approva il decreto legge sui Paesi sicuri
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Dopo l’arrivo della sentenza del Tribunale di Roma sul trattenimento dei migranti in Albania, in quanto provenienti da paesi non sicuri, e il rientro immediato in Italia, il Consiglio dei ministri ha approvato ieri sera un decreto legge in materia. Il provvedimento rende norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri.

Con il nuovo decreto, la lista aggiornata dei Paesi sicuri stilata dal ministero degli Esteri avrebbe quindi il valore di una legge.

In particolare, nel dl approvato dal Consiglio dei ministri, sono stati rimossi i Paesi rispetto ai quali erano previste “eccezioni di carattere territoriale” (Camerun, Colombia e Nigeria). Il nuovo elenco (i Paesi sicuri passano da 22 a 19) è ora contenuto in un provvedimento con forza e valore di legge per evitare possibili disapplicazioni fondate su interpretazioni della “Direttiva Accoglienza” (la quale, tra l’altro, non appare “dettagliata e incondizionata”, rimettendo il suo recepimento ai singoli Stati membri).

L’elenco dei paesi sicuri è ora composto da Paesi individuati secondo i criteri stabiliti dalla normativa Ue (art. 2 bis del decreto legislativo 25/2008) e dai riscontri rinvenibili dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti in materia, e sono: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia.

La sentenza della Corte Ue non è stata ben compresa”, ha spiegato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al termine del Consiglio dei ministri. “Il nocciolo della sentenza è che il giudice deve, nel momento in cui si pronuncia, dire in maniera esaustiva e completa, nel caso di specie, quali siano le ragioni per cui per quell’individuo, quel determinato Paese non è ritenuto sicuro. Nelle motivazioni dei decreti al centro del dibattito in questi giorni” questo non c’è. “Leggete i dieci decreti del tribunale di Roma e vedrete se, tolte le prime quattro pagine che hanno solo premesse tecnico giuridiche, le cinque righe dedicate a questa motivazione – ha rimarcato ancora il ministro della Giustizia Carlo Nordio – siano in linea con i cinque lunghi paragrafi della sentenza”. Nordio ha poi sottolineato anche che “i soggetti in questione sono di cittadinanza incerta e la loro provenienza è dichiarata da loro stessi, non hanno documenti e non c’è nessuna prova che arrivino da determinati Paesi, il che significa devolvere all’arbitrio di queste persone la definizione dei parametri di sicurezza o meno dai quali dicono di arrivare”.

Al termine del consiglio è intervenuto anche il ministro dell’Interno. Stiamo attuando una normativa europea e anticipando l’entrata in vigore di un sistema più dirimente e stringente. Dal 2026 – ha spiegato il ministro Matteo Piantedosi – entra in vigore un regolamento che prevederà addirittura l’individuazione dei Paesi sicuri con esclusivo riferimento alle percentuale di approvazione delle domande di asilo a livello europeo, attestandole sotto il 20%. “La normativa approvata – ha continuato Piantedosi – serve a dirimere un’annosa questione: serve a cercare un’accelerazione della procedura, per fare in modo che il ricorso alla richiesta di protezione non sia per la gran parte strumentalizzato per eludere il sistema delle espulsioni. Cioè rimango per anni bloccando la possibilità di essere valutato in tempi ragionevoli e destinato all’espulsione”, ha concluso il ministro.

ph credit pixabay