Un Consiglio dei ministri a Steccato di Cutro. E’ l’annuncio di Giorgia Meloni in data odierna, quando parla della tragedia avvenuta al largo delle coste calabresi dagli Emirati Arabi Uniti, quando ha risposto alle domande incalzanti della stampa.
«Alla prossima occasione, riuniremo a Cutro il Cdm per dare un segnale». Con la conta delle vittime del naufragio al largo di Crotone che sale a 69 dopo il ritrovamento del corpo di un bambino di tre anni, la premier rompe il silenzio e replica alle critiche piovute addosso al governo, da parte delle opposizioni e – per ultimo – dal sindaco di Crotone Vincenzo Voce che in una lettera, a lei indirizzata, chiedeva la sua vicinanza in città.
La premier a chi dei giornalisti, al punto stampa odierno, le chiede del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi finito nel mirino delle minoranze in Parlamento dice: «Sono rimasta colpita dalle ricostruzioni di questi giorni. Queste persone non erano in condizione di essere salvate da qualcuno che non ha voluto salvarle», spiega. «Qualcuno può davvero sostenere in coscienza che questo governo non ha voluto evitare la morte di settanta persone, tra cui bambini di tre anni?». Facendo anche presente che il governo si è recato subito in visita a Cutro. “E da Frontex – precisa ancora la premier – non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione di emergenza, non siamo stati avvertiti che l’imbarcazione rischiava il naufragio». E ancora: «Questa vicenda nulla ha a che vedere con i provvedimenti del governo sulle Ong. Noi continuiamo a lavorare per fermare i flussi dell’immigrazione illegale per impedire che la gente muoia, abbiamo continuato a salvare tutte le persone quando sapevamo che erano a rischio».
E sottolinea, di averne anche parlato con lo sceicco che alla guida degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed, spiega Meloni: «Abbiamo discusso di come costruire canali di immigrazione legale e fermare quelli illegali». Al secondo giorno della visita nel Paese mediorientale l’onda lunga delle polemiche sulla tragedia al largo delle coste calabresi si prende la scena. Una volta tornata, Meloni affronterà il dossier migranti – di cui si sta occupando lo stesso Piantedosi in queste ore in una riunione con i MED5 (Malta, Spagna, Grecia, Cipro, Italia) a La Valletta – e radunerà il governo nel paesino calabrese dove si è consumata la strage.
Energia, guerra in Ucraina, Mediterraneo e flussi migratori, sono questi i temi al centro degli incontri bilaterali, prima in India, e poi negli Emirati Arabi Uniti. Giorgia Meloni è atterrata ad Abu Dhabi accompagnata dal vicepremier e ministro degli Esteri di Forza Italia, Antonio Tajani. Per riallacciare i rapporti con il più fiorente dei Paesi del Golfo e lasciarsi alle spalle gli strappi degli ultimi anni. Da un lato l’interminabile vicenda Alitalia-Ethiad, dall’altro il blocco all’export militare disposto dal governo Conte bis per il coinvolgimento degli emiratini nella guerra in Yemen che ha calato il gelo nelle relazioni bilaterali.
Accolta dal ministro dell’Industria e tecnologia avanzata e presidente designato della Cop28, Sultan Al Jaber, amministratore di Adnoc (Abu Dhabi National Oil Company) che ha firmato con Eni un accordo di cooperazione sulla transizione energetica. I colloqui, spiega ai ai cronisti, in data odierna «sono andati molto bene, torniamo a un partenariato strategico dopo anni di grande difficoltà con responsabilità diffuse». Tra i dossier discussi, «la stabilizzazione della Libia, lavoriamo per impedire una forte difficoltà finanziaria della Tunisia, ma anche per creare flussi migratori regolari». Gli emiratini, aggiunge Meloni ancora, possono inoltre giocare «un ruolo importante per il nostro Piano Mattei in Africa e promuovere la transizione energetica». Sullo sfondo, la guerra in Ucraina. «Anche da questo punto di vista gli Emirati possono giocare un ruolo diplomatico – dice la premier – ci siamo confrontati, partendo dal nostro punto di vista, ovvero che un percorso di pace deve basarsi su una pace giusta per gli ucraini». Attesa per oggi la firma tra Al Jaber, amministratore di Adnoc, e l’Eni di Descalzi per un accordo accordo di cooperazione che coprirà diversi ambiti della transizione energetica.
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