La Corte d’Appello di Milano ha depositato le motivazioni della sentenza con cui a giugno scorso ha confermato l’assoluzione per un ex sindacalista dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di un’hostess.
La donna ha detto “no” dopo venti secondi, una finestra di tempo considerata troppo ampia per condannare l’uomo. Dal processo emergerebbe infatti “come l’imputato non abbia adoperato alcuna forma di violenza – ancorché si sia trattato, effettivamente, di toccamenti repentini – tale da porre la persona offesa in una situazione di assoluta impossibilità di sottrarsi alla condotta”, si legge nelle carte. Condotta che “non ha (senz’altro) vanificato ogni possibile reazione della parte offesa, essendosi protratta per una finestra temporale”, “20-30 secondi”, che “le avrebbe consentito anche di potersi dileguare“.
Una sentenza che già in primo grado aveva fatto molto discutere e che anche dopo il verdetto d’appello era stata bollata dall‘Associazione Differenza Donna, con l’avvocato Maria Teresa Manente, come un passo “indietro di 30 anni”. La Procura generale di Milano, col sostituto pg Angelo Renna, aveva chiesto in appello di ribaltare il verdetto di primo grado del Tribunale di Busto Arsizio (Varese) del 2022 e di condannare il sindacalista. Ma la sentenza di assoluzione è stata confermata.
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