“Salvini ha ragione, ma va attaccato, è un pezzo di me***”.

Il 21 maggio 2020 il quotidiano La Verità pubblica una conversazione privata tra il magistrato Luca Palamara e Paolo Auriemma, emersa nell’indagine per corruzione che ha travolto il Csm.

Nella chat, risalente a due anni prima, quando Salvini era ancora ministro dell’interno con il governo giallo verde di Giuseppe Conte, ci si riferisce più volte al leader leghista in merito al processo sul sequestro dei migranti sulla nave Diciotti, con forti critiche politiche e termini offensivi.

Auriemma esprime dubbi sugli elementi da utilizzare a carico di Salvini, Palamara si dice d’accordo ma “dobbiamo attaccarlo”.

A pronunciare queste parole di pessimo gusto è solo Palamara, ma Matteo Salvini si dipinge vittima dell’intera magistratura. Tanto da prendere carta e penna e scrivere una lettera al presidente della repubblica Sergio Mattarella, chiedendo che gli venga assicurato un equo processo quando sarà chiamato a rispondere alle accuse di sequestro di persona davanti al Tribunale di Catania.

Salvini nella missiva parla di “strategia diffusa e largamente condivisa di un’offensiva nei miei riguardi da parte della magistratura”, ma i due interlocutori della chat non hanno nulla a che fare con tale processo.