La notte tra dell’1° e il 2 novembre è stato il giorno del dramma: presso la spiaggia dell’Idroscalo, a Ostia, viene ucciso in maniera brutale il poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo e giornalista italiano Pier Paolo Pasolini. Una dramma italiano che ha sconvolto non solo gli intellettuali dell’epoca ma anche l’interna popolazione.
Ora a distanza di anni, la Procura di Roma rigetta l’istanza di riapertura dell’indagine sull’omicidio di Pasolini, che era stata depositata nel mese di marzo scorso.
Nell’atto in questione, si chiedeva di accertare a chi appartenessero i tre Dna individuati dai carabinieri del Ris nel 2010 sulla scena del crimine. La richiesta di riapertura degli accertamenti era stata avanzata dall’avvocato Stefano Maccioni, a nome del regista David Grieco e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti.
Nel provvedimento con cui viene rigetta l’istanza il pm Francesco Minisci afferma che gli spunti “valutati alla luce delle imponenti attività svolte” nel vecchio procedimento “non sono idonei a consentire l’attivazione della procedura di riapertura delle indagini”.
Per la Procura di Roma si tratterebbe di elementi “aventi natura eterogenea quanto alla tipologia e generica quanto alla portata, per alcuni aspetti non focalizzati sull’omicidio ma riguardanti episodi di contorno, talora ripetitivi di attività già svolte e orientate verso soggetti già valutati, aventi ad oggetto profili già presenti nell’atto di opposizione depositato nel procedimento definito con ordinanza di archiviazione” e “riferiti ad un raggio di investigazione dal carattere sostanzialmente perlustrativo, che non appaiono utili ad aggiungere ulteriori elementi alla mole e alla completezza di indagini (già svolte da parte dell’Ufficio e valutate dal GIP di Roma), tanto da condurre alla prosecuzione delle indagini”.
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