Nel pacchetto dei provvedimenti approvati oggi, venerdì 3 novembre dal consiglio dei ministri italiano, c’è anche il disegno di legge costituzionale per l’introduzione dell’elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio dei ministri italiano e la razionalizzazione del rapporto di fiducia. Nella bozza del documento presentata lunedì in riunione di maggioranza è stato confermato, pertanto, il premierato con una norma anti ribaltone “soft”.
“Soft” in quanto il premier eletto a suffragio universale e diretto dai cittadini per la durata di cinque anni può sì cambiare. Il capo dello Stato può incaricare un parlamentare candidato nella stessa coalizione del premier dimissionario o sfiduciato, ma solo una volta. Se fallisce anche il piano B, il presidente della Repubblica ne prende atto e scioglie le Camere. Oltre a rafforzare, implicitamente, il ruolo del premier subentrante: è lui che diventa cruciale per lo scioglimento del Parlamento, avendo in mano l’unica e ultima chance per la sopravvivenza del governo.
Niente più dunque a governi tecnici.
E con l’introduzione del premierato all’italiana, arriverà anche lo stop alla nomina dei nuovi senatori a vita da parte del Capo dello Stato. Gli attuali, di nomina quirinalizia, rimarranno in carica fino alla fine del loro mandato.
Ad illustrare il nuovo disegno di legge questa mattina in conferenza stampa (la cui diretta è andata anche sui social, anche istituzionali) la premier Giorgia Meloni e la ministra delle Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati. E in aggiunta anche i vicepremier e ministri Tajani e Salvini.