Identificare le possibili traiettorie di intervento per promuovere una corretta informazione rispetto al tumore della prostata e facilitare l’accesso alla diagnosi precoce: è questo l’obiettivo del documento redatto a seguito del Tavolo interregionale “Tumore della prostata e Raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea. Prevenzione e diagnosi precoce”, organizzato in modalità virtuale da Fondazione Onda il 13 luglio scorso e patrocinato da AIGOM, AIOM, CIPOMO, Europa Uomo, Let’s talk prostate cancer, ROPI, SIMG, SIU, SIUrO. L’evento ha portato avanti il confronto sul tema del tumore della prostata, già avviato da Fondazione Onda nei mesi precedenti, declinandolo in Regioni rappresentative delle tre macroaree geografiche italiane, nella fattispecie Lombardia, Marche e Sicilia.
Secondo l’ultimo rapporto “I numeri del cancro in Italia”, pubblicato nel dicembre 2022, sono state stimate per l’anno 2022 circa 40.500 nuove diagnosi, che rappresentano il 19,8 per cento di tutti i tumori maschili. Il Piano europeo di lotta contro il cancro, presentato nel 2021, e la pubblicazione nel dicembre 2022 dell’aggiornamento delle Raccomandazioni sugli screening oncologici, sollecitando una maggiore attenzione verso la diagnosi precoce con l’obiettivo di ridurre la mortalità e le diseguaglianze, invitano a prendere in considerazione lo screening organizzato, oltre che per altri tipi di tumore, anche per il tumore della prostata. In Italia, dove un programma di screening organizzato per il tumore della prostata non è attivo, il Piano Oncologico Nazionale, che è stato licenziato lo scorso gennaio, ha recepito le Raccomandazioni del Consiglio europeo: tra gli obiettivi strategici nell’ambito della prevenzione secondaria, viene sottolineata l’importanza di valutare modelli e protocolli tecnico-organizzativi anche in ambito di carcinoma della prostata e del polmone.
«La diagnosi precoce rappresenta la strategia preventiva più efficace in ambito oncologico, poiché consente di intercettare il tumore in fase iniziale, anche prima della comparsa di sintomi, quando la malattia è ancora localizzata, aumentando le possibilità di cura e guarigione attraverso trattamenti meno invasivi, riducendo la mortalità e migliorando la qualità di vita dei pazienti», dichiara Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda. «A ciò si aggiunge la migliore razionalizzazione delle risorse economiche, con risparmio sui costi delle cure e delle relative complicanze nonché dell’assistenza a lungo termine. Il nostro auspicio è che, attraverso gli esiti del confronto sullo scenario delle tre Regioni individuate come rappresentative, Lombardia, Marche e Sicilia, emerga chiaramente l’urgenza di attuare un percorso di screening strutturato anche per il tumore della prostata, superando gli ostacoli che ad oggi lo lasciano inattuato, con particolare attenzione ai soggetti a rischio.»
Ostacoli di varia natura, quali la bassa percezione del rischio da parte degli uomini e scarsa consapevolezza del ruolo della prevenzione, la frequente assenza di sintomi nella fase iniziale del tumore della prostata e la non specificità dei sintomi stessi, comuni ad altre patologie benigne, lo scarso impatto che a volte questi tumori hanno inizialmente sulla vita del paziente. Al rischio di incorrere in sovradiagnosi e soprattutto sovratrattamento (con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di complicanze post-chirurgia e radioterapia) si contrappone quello di non disporre di strumenti adeguati a intercettare precocemente le forme più aggressive e pericolose. Infine, il PSA è un marker organo-specifico e non tumore-specifico: può quindi aumentare non solo in presenza di cancro della prostata, ma anche in condizioni fisiologiche o in caso di patologia benigna (ad esempio, infiammazioni o traumi, falsi positivi). D’altra parte, può anche risultare entro i limiti di riferimento, pur in presenza di patologia tumorale (falsi negativi). È importante puntare sulla diagnosi precoce attraverso l’individuazione dei soggetti a rischio, sulla base dei fattori individuati come significativi: l’età (con un’incidenza che cresce in particolare dopo i 50 anni), la familiarità (si stima che il rischio sia almeno raddoppiato nel caso di un familiare di primo grado affetto da questa neoplasia), e la presenza di specifiche mutazioni genetiche.
In questo quadro, anche attraverso il confronto fra le tre Regioni Lombardia, Marche e Sicilia, emergono alcune traiettorie fondamentali di intervento, fra cui la definizione di percorsi interdisciplinari ospedale-territorio dedicati alla diagnosi precoce del tumore della prostata, la sperimentazione di modelli tecnico-organizzativi che garantiscano appropriatezza diagnostica, l’identificazione dei fattori di rischio con particolare attenzione a quello eredo-familiare, e dei parametri da considerare (PSA, PSAV-velocity, PSA DT-doubling time, volume prostatico…), il potenziamento della rete MMG, specialisti territoriali e ospedalieri interconnessa con gli specialisti ospedalieri oncologo/urologo, la valorizzazione del ruolo del MMG nell’accesso alla diagnosi precoce, l’intercettazione dei soggetti ad alto rischio attraverso specifiche azioni da realizzare sia sul territorio che nel contesto delle strutture ospedaliere (informazione ed educazione alla salute sessuale-riproduttiva maschile, maggior conoscenza e attenzione ai fattori di rischio, con particolare attenzione a quello eredo-familiare, strutturazione di percorsi di counseling genetico, accesso uniforme e omogeno ai percorsi di prevenzione secondaria per i familiari individuati come soggetti ad alto rischio), e infine politiche di comunicazione efficace (sia medico-paziente sia medico-medico secondo il modello interdisciplinare) a supporto della diagnosi precoce.
«Fra i fattori di rischio rilevanti per il carcinoma della prostata hanno grande peso la famigliarità e la presenza di specifiche mutazioni genetiche (come BRCA2 e BRCA1) fra i parenti di primo e secondo grado. Queste mutazioni riguardano trasversalmente anche altre neoplasie, quali pancreas, mammella, ovaio, probabilmente colon e melanoma, interessando dunque non solo la linea eredo-famigliare maschile ma anche quella femminile. La sfida dei prossimi anni, che coinvolgerà medici e istituzioni, sarà volta a identificare percorsi di mini-counseling e di counseling genetico che permettano di identificare precocemente i soggetti a rischio», dichiara Giario Conti, Segretario SIUrO, Società Italiana di Urologia Oncologica.
«Per i malati di cancro l’informazione è la prima medicina. Europa Uomo rappresenta la principale rete di informazione sul tumore della prostata in Italia e in Europa. Oltre a tutelare i diritti dei pazienti e a organizzare per loro attività di sostegno, promuove la ricerca e svolge iniziative di sensibilizzazione su prevenzione, diagnosi precoce e cure multidisciplinari, con campagne di comunicazione, conferenze e giornate dedicate», dichiara Claudio Talmelli, Consigliere, EuropaUomo Italia Onlus.
L’iniziativa è stata realizzata con il contributo incondizionato di Astellas.